domenica 6 luglio 2014

'Affrettarsi a vivere'. Grazie, Ada Burrone




Quando le venne diagnosticato il cancro al seno, ad Ada Burrone non venne detta la verita`. "A sua moglie non si puo` dire la gravita`", aveva detto il medico a suo marito. Lei, dallo spogliatoio dell'ambulatorio dove si era recata per ritirare gli esiti della biopsia eseguita al suo seno destro qualche giorno prima, aveva sentito. Nonostante la sua richiesta di ricevere informazioni veritiere sulla sua salute, le venne consegnato un foglio che recitava persino un "nulla di maligno". Era il 1970. Allora il cancro al seno faceva ancora piu` paura di quanta possa farne oggi. "Inutile cercare 'alleati' tra chi non possiede speranza. Ero sola a combattere la mia battaglia davanti al bivio della vita e della morte", ha raccontato lei stessa a distanza di molti anni (qui).
Ada Burrone se n'e` andata qualche giorno fa, all'eta` di 81 anni al termine di una vita ben piu` lunga di quanto i medici avevano pronosticato e spesa a portare sostegno a chi si trovava nella sua stessa situazione (qui). Nel 1973, con l'appoggio di alcuni specialisti dell'Istituto Tumori, aveva fondato a Milano Attive Come Prima, associazione per donne colpite dal cancro al seno. La prima in Italia messa su da una paziente stessa. Negli anni, l'associazione aveva ampliato il raggio d'azione a tutti i pazienti oncologici ed elaborato un proprio metodo di lavoro allo scopo di "aiutare le persone colpite dal cancro ad affrontare le sfide che esso propone e a sentire la vita anche nella malattia, contribuendo cosi` anche al buon esito delle terapie" (qui).
L'anno scorso, in occasione dei 40 anni di attivita`, Attive Come Prima aveva realizzato il video che trovate all'inizio del post contenente stralci di un'intervista molto toccante alla fondatrice. "A chi mi chiede se sono guarita dal cancro dico che non lo so, ma sicuramente sono guarita da un'altra malattia che il cancro porta con se`: la paura. [...] Consapevole di poter presto morire, mi sono affrettata a vivere come sentivo".
L'approccio di Ada Burrone al cancro e` in parte diverso da quello di questo blog e non c'e` da stupirsene. Alle ragioni anagrafiche si sovrappongono quelle legate al fatto di aver vissuto la malattia in epoche differenti. Nessuno ha cercato di nascondermi la malattia e dal primo momento mi e` stato detto chiaramente che le probabilita` di lungovivenza esistevano ed erano alte, nonostante l'aggressivita` del tumore. E` stato sicuramente piu` facile per me fare i conti con la paura di morire e anche per questo ho potuto dedicare maggiore attenzione ai risvolti politici e culturali del cancro al seno. Divergenze a parte, il messaggio che questa grande donna ci lascia, e cioe` che bisogna affrettarsi a vivere seguendo il proprio sentire, l'ho fatto mio e spero facciate altrettanto. Non ho lasciato e non lascero` passare un solo giorno senza chiedere che il cancro venga fermato prima che cominci, che si intervenga sulle cause della malattia, che la ricerca si concentri sulla cura del cancro al seno metastatico, senza dire che il cancro non ha nulla di bello o di positivo. Perche` e` questo quello che sento. Una rabbia che indirizzata verso questi obiettivi diventa amore. Un amore incondizionato per chi mi circonda, chiunque. Un amore che mi fa desiderare che un giorno non troppo lontano piu` nessuno debba vivere un'esperienza come la mia.

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