martedì 2 luglio 2013

Ne` con Balduzzi ne` col pertuzumab



Provo a immaginare la scena. Sono di fronte alla mia oncologa che mi comunica che ho una recidiva non operabile al seno, ma che c'e` un nuovo farmaco, il pertuzumab, che, in combinazione con altri, puo` bloccare di almeno 6 mesi la progressione della malattia. Il farmaco e` disponibile in Italia, ma non e` rimborsabile, almeno per il momento, dal Sistema Sanitario Nazionale. Quanto costa? Circa 3000 euro per somministrazione, da effettuarsi ogni 21 giorni. Che faccio? Dove li trovo tutti questi soldi? Perche` lo Stato mi abbandona proprio in un momento cosi` difficile?
Sembra essere questo lo scenario di fronte a cui potrebbero trovarsi medici e pazienti a causa di un decreto dell'ex ministro Balduzzi che autorizza l'inserimento in fascia C (farmaci a pagamento) dei medicinali non appena ricevono l'approvazione delle autorita` europee competenti e prima che lo Stato e le case farmaceutiche trovino un accordo sul prezzo che verra` rimborsato dal sistema sanitario nazionale. Tra questi farmaci c'e` il pertuzumab, anticorpo monoclonale prodotto in Europa da Roche, indicato per i carcinomi del seno Her2+.
La notizia e` stata riportata da L'Espresso e ha scatenato molto clamore, com'era naturale che fosse. Insomma non si tratta di tirare fuori quattro spiccoli per comprare un'aspirina. Si parla di migliaia di euro per un farmaco utilizzato nel trattamento del cancro. Ci sono tutte le ragioni saltare dalla sedia e gridare allo scandalo. Occorre, tuttavia, rimanere lucidi e analizzare la questione a 360 gradi. Se da una parte, infatti, le responsabilita` di Balduzzi sono conclamate, dall'altra il prezzo del farmaco la dice lunga, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, sul giro d'affari che ruota intorno al cancro. Tra l'altro, il pertuzumab per funzionare va sommistrato in associazione a un chemioterapico, il docetaxel, e un altro anticorpo monoclonale, gia` in uso per trattare i carcinomi Her2+, il trastuzumab. In un primo tempo, sembrava che il cocktail potesse solo agire sulla progressione della malattia, bloccandola per sei mesi, mentre piu` di recente la Roche ha reso noto che il farmaco migliorebbe anche la sopravvivenza totale rispetto a chi e` stato trattato solo con chemioterapia e trastuzumab. Uno dei principali effetti collaterali del trastuzumab e` la cardiotossicita` e lo stesso vale per il pertuzumab. Io stessa, durante la somministrazione di trastuzumab, durata un anno intero, dovevo sottopormi a continui controlli cardiologici e fino alla fine dei miei giorni dovro` monitorare il cuore periodicamente, perche` i danni potrebbero manifestarsi anche a distanza di anni dalla sospensione del trattamento. Il problema non e` dunque solo la distruzione della sanita` pubblica da parte del Balduzzi di turno, ma tutto il sistema in cui il fenomeno si sta verificando. Un sistema in cui le case farmaceutiche dettano l'agenda della ricerca sul cancro e l'unica soluzione e` imbottire chi la sviluppa - per cause che non sembrano meritare alcun approfondimento - di farmaci costosissimi che possono provocare danni importanti e che non assicurano nemmeno la guarigione. Insomma, non va bene Balduzzi ma nemmeno il pertuzumab.

2 commenti:

  1. Secondo me,si sta verificando quello che è già capitato con i farmaci per l'hiv/aids. In quel caso gli effetti deleteri sono stati in parte mitigati dalla forza delle associazioni. Il problema è che, almeno in europa, l'associazionismo per il cancro al seno è molto fragile, si affrontano problemi contingenti, certo importanti, ma spesso si mettono da parte gli aspetti più politici del problema.

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