martedì 15 gennaio 2013

In attesa di giudizio

Mancano due ore alla partenza per New York. Le valigie sono pronte, ma l'aereoporto e` lontano. Siamo al mare, in Puglia, e dobbiamo raggiungere Napoli. L'autostrada e` intasata dal traffico. Mio padre e` nervoso. "Non arriveremo mai in tempo". All'improvviso, la mente scatta: ho dimenticato il tamoxifene. Non posso non prenderlo. L'autostrada sparisce. Sono nello studio della mia oncologa adesso. Mi passa dei cerotti. "No, non sono cerotti. Sono pillole", biascico in preda al panico. E` solo un attimo. L'autostrada ritorna. Questa volta, pero`, non sono in macchina. Sono di faccia al traffico. Jose mi tiene per mano. Le macchine ci vengono addosso. Dobbiamo scansarle, una, due, tre, dieci. Qualcuna prima o poi ci prendera`.

E` un sogno. E` solo un sogno. E` il sogno agitato e confuso di una cancrata in attesa di giudizio. A fine mese ci sono i controlli. Mi fanno il tagliando completo: risonanza, 2 ecografie, mammografia, scintigrafia ossea, marcatori. La vita e` di nuovo sospesa. Faccio, ancora una volta, un passo indietro in attesa del verdetto. E` un'attesa senza ossigeno. I pensieri girano come viti spanate. L'orrore ritorna. La realta` si rifa` incubo. Non c'e` modo di scansarsi, solo prepararsi all'eventualita` di essere travolti.

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