venerdì 28 settembre 2012

Amazzoni Furiose: Elisabetta. Una (s)fortuna rosa*


Un 27 settembre di un caldo estivo a Roma. La LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) terrà una conferenza stampa per presentare la XX edizione internazionale della campagna Nastro Rosa in un luogo splendido, su cui si posano gli occhi e gli obiettivi di centinaia di turisti durante il giorno, e che di notte s'illumina come un faro nella movida romana: il Tempio di Adriano in Piazza di Pietra, all'interno della prestigiosa sala.
Ho letto prima il post di Grazia De Michele, poi il comunicato LILT a cui si riferiva. Luccicante e favoloso: si parla di shopping, creme miracolose, levigatezza e bellezza, proventi e generosità, buone intenzioni tempestate di Swarovski. C'è anche una delle tante miss dal passato incoronato: bellissima. Il tutto immerso in una rosa zuccheroso e femminile. Femminile da morire, letteralmente. 
Ah, perché si parla anche di cancro. Al seno, precisamente.
E di ricerca, di salute e di prevenzione. Cose serie... Però c'è qualcosa che non funziona, un incastro mal riuscito, l'odore di una gigantesca operazione di marketing vestita dei francescani abiti della beneficenza e dell'altruismo a percentuale minima.
Ma quando la fanno la conferenza? Sì, giovedì, di mattina, ma a che ora? Io lavoro, tu hai il mal di gola (eh... il maledetto cambio di stagione), lei deve accompagnare la sorella a fare la chemioterapia (si possono contare i capelli che le restano, e mi ha detto che per qualche minuto ha perso la vista a causa di quel veleno guaritore della chemio: lo sai cosa si prova? Non lo so), l'altro ha un colloquio di lavoro (ormai sostiene colloqui a tempo indeterminato, una conquista)... e insomma, prepariamo comunque i volantini. Stampiamo il post di Grazia con l'intenzione di fare informazione laddove si riuniranno i giornalisti per la conferenza LILT: i contenuti sono quelli di cui Grazia va parlando da qualche mese qui in Italia, sono quelli che in USA stanno affrontando da anni e che sono discussi in libri documentari. Perché ci volete rinchiudere in stereotipi sessisti? Perché ci dite che la prevenzione passa anche per la bellezza? Perché il rosa? Perché il cancro al seno deve essere fashion? Perché nei prodotti delle case cosmetiche che scegliete come sponsor sono presenti agenti potenzialmente cancerogeni? Perché ci spingete ad acquistare questi prodotti (costosissimi)? Perché l'ossessione dello shopping che deve essere per forza questione di donne? Perché una testimonial tanto bella quanto poco credibile rispetto al tema?
Tanto per dirne qualcuno.
Ho duecento volantini tra le mani, di cellulosa e di parole da diffondere: nessuno che li distribuisca. Devo andare a lavoro, ma forse ce la faccio per la pausa pranzo: la conferenza stampa, siamo riuscite a saperlo, si terrà alle undici. Brutto orario in una splendida giornata di sole, calda, anche troppo; ma mi dicono che si protrarrà per un paio d'ore questo incontro, forse all'una ce la faccio a volantinare, a parlare con qualche giornalista, fotografo, passante, o che so io. Sono fiduciosa.
Alle dodici e quarantacinque sono fuori dall'ufficio; sfreccio in mezzo a sciami di turisti e ai camerieri che cercano di convincerli a fermarsi per il pranzo: italian pasta and pizza, sea fruits, mushrooms, everything you want.
Il Tempio è lì, e chi lo smuove. Poca gente, pochissima, l'ottimismo si va spegnendo passo dopo passo. E' finita, over. Ma i giornalisti? Tutti via? Sì. A dirmelo è una giovane donna, ci sono diverse giovani donne, e qualche uomo. Perfetti, sorridenti, inappuntabili con il fiore all'occhiello, anzi, con il pink ribbon in bella mostra. Cose serie...
Chiedo alla giovane signora, di una cordialità unica, se non è rimasto qualche giornalista con cui parlare dell'evento LILT: no, qui siamo tutte di Estée Lauder, Clinique e LILT (pensiero estemporaneo: ma la LILT si è messa a produrre cosmetici oppure Lauder e Clinique invece di capire come contrastare rughe e cellulite si sono date alla prevenzione oncologica? No perché, questa sequenza di nomi, apparentemente assonante, stona non poco alle mie orecchie); vuole una cartella stampa? Uh peccato, sono terminate.
Una strana atmosfera; mi è sembrato di arrivare alla conclusione di un incontro Tupperware in grande stile, con i top manager che si scambiano pacche sulle spalle e le migliori venditrici della piazza a dispensare opuscoli con risultati e obiettivi futuri; e la bellona onnipresente. Di lei è rimasto l'enorme cartello che mi guarda con un sorriso che più radioso non potrebbe essere.
Io non sorrido, mi guardo attorno, non vedo nessuno e niente; ho tra le mani le parole di Grazia e le devo dire che qui rimarranno, per ora. 
Mangio qualcosa per dovere, e torno in ufficio. La sento, le racconto, qualche battuta per sdrammatizzare un buco nell'acqua che mi brucia; senti 'na cosa Gra' (mi butto sul romanesco, un tocco di giovialità), io lo so perché questa giornata è andata così male, diciamo pure che è stata sfigata. Stamane ho incrociato un politico, sai, quello che è in guerra contro i gay e le cui iniziali sono C.G.: mica poteva esser di buon auspicio!
Ma ne voglio scrivere di questa giornata Grazia, poi se vuoi pubblichi sul blog; un'amazzone furiosa in una sfortunata giornata rosa. Che ne dici?

Elisabetta P.

* sfortuna (o destino, o come lo volete chiamare) per noi, che ieri abbiamo provato a sollevare questioni cruciali in un luogo dove invece la fortuna (economica) è rosa

giovedì 27 settembre 2012

Quante Taranto ci sono in Italia?


Sul Corriere della Sera di oggi in primo piano c'e' Taranto con la questione della Ilva,
messa sotto accusa dal tribunale per 'DISASTRO AMBIENTALE DOLOSO E COLPOSO'.
Vi invito a leggere il contenuto dell'articolo che e' straziante e guardare il video....questo e' il link....

http://www.corriere.it/inchieste/a-taranto-vita-impossibile-veleni-ilva-/86ea73ec-07e8-11e2-9bec-802f4a925381.shtml

Il ministro dell'ambiente Clini sostiene le ragioni della produzione e dell'industria....ma ad ogni costo?
La domanda e': QUANTE TARANTO CI SONO IN ITALIA?
Sarebbe importante far conoscere anche altre realta' ignorate dall'opinione pubblica attraverso le vostre voci.....
Scrivete e partecipate, per favore.....

Nathalia

lunedì 24 settembre 2012

27 settembre - Non siamo nastri rosa



E` inutile che ve lo stia a raccontare di nuovo. La conoscete tutti la storia del comunicato stampa della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) per il lancio dell'edizione 2012 della campagna Nastro Rosa.
Come ho scritto in un post per Femminismo a Sud, siamo arrivati al punto che vogliono farci credere che o ci facciamo belle coi prodotti Estee Lauder o ci verra` il cancro. Prevenzione significa bellezza, recita il comunicato.

Andiamo al sodo. E` ora di dire basta. E per farlo non basta leggere e commentare i post, cliccare mi piace sulla pagina Facebook dell'Amazzone Furiosa e guardarsi 10 volte il trailer di Pink Ribbons Inc. Bisogna agire, in maniera concreta. Giovedi` 27 settembre a Roma, alle 11, la LILT terra` una conferenza stampa per la presentazione della campagna Nastro Rosa presso la Sala del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra. Dobbiamo esserci. Dobbiamo fare casino. Dobbiamo far capire agli organizzatori che noi non ci stiamo, che e` finito il tempo della donne burattino da mandare in profumeria a fare incetta di prodotti costosissimi e contenenti sostanze cancerogene con la scusa di devolvere una minima, infima parte del ricavato alla ricerca. E quale ricerca non e` dato sapere.
Basta fare profitti sulla nostra pelle. Siamo esseri umani, non siamo nastri rosa. La LILT ci deve quantomeno una spiegazione

venerdì 21 settembre 2012

Amazzoni Furiose: Nathalia


Ho parlato di Amazzoni Furiose qualche post fa ed ecco che mi arriva la mail di una donna, coetanea, con una storia di cancro alla tiroide. Si chiama Nathalia ed ha accettato di raccontare la sua vicenda. Ringrazio Nathalia - la quale, come leggerete ringrazia me, insomma e` tutto un ringraziarsi - e spero che il suo post non sia un episodio. Avanti le prossime!


Salve lettori e lettrici,
ho conosciuto questo blog attraverso il fatto quotidiano online...
Sono anche io una scampata al cancro e vi spiego come e' andata...
Mia madre nel 2008 fece una mammografia di controllo su chiamata dell'ASL...le diagnosticarono un tumore al seno....
a cui seguirono operazione,radioterapia e ormonoterapia....dopo questa scoperta,su consiglio del medico che aveva in cura la mamma,
feci un'ecografia al seno....e il dottore passando la sonda anche sul collo,mi chiese cosa avessi alla tiroide...
Carcinoma papillare con variante follicolare di 3.5 cm.......percio' tiroidectomia totale seguita da radio-iodio.... 
Anche io,come la nostra Amazzone,a 29 anni ho ricevuto questa visita del tutto inaspettata e ad oggi mi chiedo il perche'...ma non mi so assolutamente rispondere...
Abito in Toscana e sembra che il cancro alla tiroide sia in crescita ....infatti per essere operata ho dovuto aspettare tre mesi,
che sinceramente sono lunghi da far passare....poi altri tre mesi per subire la terapia antitumorale.....e la depressione e' arrivata tra capo e collo....
Mi chiedo, da lavoratrice dipendente,a cosa servano le mie tasse,che vengono versate allo stato ancora prima dello stipendio sul conto corrente.....
E volendo infierire,procedo col capitolo della richiesta di invalidita'.....sono passata sotto il torchio di ben due commissioni come se la tiroide fosse un organo
che prima o poi ricresce.....per la prima schiera di dottori e professori,avevo un punteggio alto sia per la tipologia del cancro,sia per la giovane eta'....
per i secondi inquisitori,invece ero MOLTO FORTUNATA perche' l'operazione era andata bene,la cicatrice era ottima e in fondo potevo continuare a lavorare.....
e voglio anche sottolineare che tutte le ore e le giornate perse per queste assurdita' burocratiche,le ho dovute utilizzare come permessi o ferie...se queste sono ferie!!!
Che non mi sia stata riconosciuta la pensione d'invalidita',era quasi ovvio per me,visto che in Italia non ci sono neanche piu' soldi per piangere e soprattutto perche'
ho il mio lavoro,ma che non abbia avuto diritto,come gli altri,ad un punteggio e' una cosa che ho difficilmente digerito....
infatti sono legata a vita ad un farmaco e questo,se permettete,credo che abbia una certa rilevanza a 30 anni!!!!
Concludo ringraziando l'Amazzone Furiosa che ha l'energia di una tigre e combatte per diffondere notizie anche indigeste....
e mi ha dato la possibilita' di scrivere la mia storia sul suo blog....

Nathalia


mercoledì 19 settembre 2012

Manifesto sul cancro al seno. Scriviamolo insieme. Le domande aumentano

Oggi e` San Gennaro, il che vuol dire che e` 19 settembre. Ottobre e` sempre piu` vicino. Abbiamo comunque ancora qualche giorno per scrivere insieme il manifesto sul cancro al seno. Non che non sara` possibile modificarlo mille e mille volte continuandone a parlare. Sarebbe importante, tuttavia, mettere nero su bianco. Vi riprongo allora il questionario con l'aggiunta di nuove domande formulate sulla base delle segnalazioni di alcune di voi. Grazie.


1.     Hai avuto il cancro al seno o conosci qualcuna che l’abbia avuto?

2.     Il rosa e` da molti anni il colore associato con il cancro al seno. Ti riconosci in questo colore?

3.     Una donna ogni otto oggi in Italia si ammala di cancro al seno. Circa un terzo ha meno di 44 anni. Cosa ne pensi?

4.     Ti sembra che i media si occupino abbastanza del cancro al seno? Ti piace il modo in cui se ne occupano?

5.     Cosa pensi degli attuali programmi di screening (mammografia a partire dai 50 anni anni)?

6.     Cosa pensi dei trattamenti piu` comuni (chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia, anticorpi monoclonali)?

7.     Pensi che ai trattamenti cosiddetti tradizionali se ne possano associare anche altri? E se si, quali?

8.     Ti interesserebbe conoscere le cause della malattia?

9.     E` possibile, secondo te, fare in modo che nessuna donna si ammali piu` di cancro al seno?

10. Saresti interessata a ricevere informazioni riguardanti tecniche che possano permetterti in futuro di avere figli (ad esempio, criocorservazione di frammenti del tessuto ovarico) prima di cominciare trattamenti come la chemioterapia che possono mettere a rischio la tua fertilita`?

11. Pensi che chi ha avuto il cancro al seno abbia diritto a forme di assistenza che ne facilitino il reinserimento lavorativo - qualora lo desiderino?

12. Come e` cambiata la tua vita quotidiana dopo il cancro al seno?

13. Secondo te si dovrebbe parlare di cancro al seno nelle scuole?











lunedì 17 settembre 2012

Una lacrima anche per noi

Mi segnalano questo opuscolo, curato dalla Consigliera Nazionale di Parita`, sindacati e organizzazioni di volontariato tra cui Susan G. Komen. Si, hanno il coraggio di definirsi organizzazione di volontariato.

L'opuscolo ha ricevuto il plauso della Ministra del Lavoro Elsa Fornero che auspica che tutti i malati di cancro non subiscano discriminazioni a causa della patologia da cui sono affetti e si sentano "meno soli". Con l'opuscolo in mano.

Facciamo un esperimento. Proviamo a fare diventare questo blog, un luogo in cui ciascuno puo` raccontare liberamente le proprie esperienze. E questa volta mi rivolgo a chi la malattia l'ha gia` avuta. Raccontate come e` andata con pensione di invalidita`, lavoro e rispetto dei diritti a cui l'opuscolo fa riferimento. Raccontate se, come e quando vi siete sentiti meno soli. Condividete belle e brutte esperienze. Elsa versera` sicuramente una lacrima anche per noi.

domenica 16 settembre 2012

Le Amazzoni Furiose


Ieri sera sono andata a cenare fuori con i miei amici Charlotte e Andy. Da brava vegana part-time, mi sono concessa due belle fettone di camembert con salsa di cranberries e una torta al cioccolato ricoperta di gelato, al cioccolato ovviamente. Una bomba sotto ogni punto vista. Per mandarla giu` ho dovuto trangugiare  un mezzo litrozzo d'acqua che insieme alla pinta di sidro che avevo gia` bevuto mi ballava nello stomaco.
Char e Andy mi hanno chiesto se fossi gia` diventata una celebrita` in Italia. Sabato scorso infatti avevo declinato il loro invito ad andare al mare - si, anche in Inghilterra si va al mare e dove vivo io c'e` un'acqua bellissima - perche` dovevo fare due chiacchiere via Skype con Stefania Prandi.
Stefania e` una giornalista freelance e scrive sul Fatto Quotidiano. Mi aveva contattata per un'intervista dopo aver letto della lettera a Balduzzi. Abbiamo parlato a lungo, Stefania ed io, da donna a donna, e abbiamo finito con lo scambiarci consigli alimentari. Anche Stefania e` vegana, anche se non part-time come me.
L'articolo di Stefania e` uscito venerdi`. A sorpresa e` stato pubblicato anche il trailer di Pink Ribbons Inc., il documentario sul business del cancro al seno, con sottotitoli in italiano. Ne approfitto per ricordare che sul tema era uscito a giugno un pezzo di Susanna Curci su Gli Altri.
Entrambi gli articoli saranno tradotti in inglese perche` negli USA vogliono leggerli. La mia amica Anne Marie Ciccarella ci ha gia` offerto ospitalita` sul suo seguitissimo blog.
Mi piace questa solidarieta` tra donne - "malate" e non - che varca addirittura gli oceani. E mi sono piaciuti anche molti dei commenti all'articolo, al blog, i messaggi che mi sono arrivati.
Grazie. Grazie a tutte e a tutti. Andiamo avanti cosi`. Continuamo a parlare del cancro al seno e di cio` che gira intorno. Riappropriamoci di cio` che e` nostro. Occupiamo la cura. Chediamo di conoscere le cause della malattia e sconfiggerla per sempre. Ricordiamo chi ci ha rimesso la vita. Il mio augurio e` che tra non molto il nome di questo blog possa essere cambiato in "Le Amazzoni Furiose".

lunedì 10 settembre 2012

Pink Ribbons Inc. - il trailer in italiano

Ho gia` parlato piu` volte di questo documentario che bisognerebbe assolutamente portare in Italia. Non aggiungo altro. Non ce n'e` bisogno. Guardate il trailer, con i sottotitoli in italiano. Quanta voglia avete di vederlo per intero?




domenica 9 settembre 2012

Oltre il rosa - La storia di Laura



Ho conosciuto la cara, carissima Giovanna Marsico via twitter. Giovanna lavora con cancercontribution, una piattaforma che unisce vari attori (medici, pazienti, politici, associazioni, cittadini) interessati in vario modo e a vario titolo alla questione cancro e il cui obiettivo e` favorire lo scambio di idee e il confronto per migliorare il sistema sanitario.
Ieri, Giovanna mi ha inviato un bellissimo post tratto dal blog di una donna che vive in California, Laura Wells, e` che ha un cancro al seno in metastasi. E` insomma al quarto stadio, l'ultimo, quello che si conclude - salvo miracoli - con la morte. Le donne in queste condizioni sono tante e, a seconda della risposta ai trattamenti palliativi, della propria resistenza fisica, delle caratteristiche biologiche della malattia, possono avere davanti a loro ancora diversi anni. Solo che non lo sanno. Vivono ogni giorno con la consapevolezza che potrebbe essere l'ultimo o poco piu`. Queste donne alle Race for the Cure o alle varie parate in rosa non esistono. Preferisco comunque cedere la parola a Laura. Il suo post e` molto toccante. Ho pensato di tradurlo per voi.

"Oltre il rosa.

Quando mi e` stato diagnosticato il cancro al seno e` stato difficile accettare il nastro rosa e tutto cio` che rappresenta. Non ero contenta di entrare nel club e diventare sostenitrice di una causa solo perche` potevo trarne beneficio mi metteva a disagio. Mi sembrava egoista e ipocrita.

Ho cominciato davvero a identificarmi con il rosa quando il cancro e` tornato, questa volta all'ultimo stadio, perche` avrei avuto il cancro al seno per sempre e avrei dovuto essere in trattamento per tutta la vita. Finalmente mi sono votata alla causa del rosa.

Ironia della sorte, con il cancro al seno metastatico tutto cio` che il rosa rappresenta non andava bene per me. Ero oltre la "prevenzione", oltre la "cura", oltre la "sopravvivenza", oltre il "rosa".

Ho scoperto che molte donne si sentivano escluse, ogni ottobre, durante il mese della prevenzione sul cancro al seno, perche` le nostre storie non vengono raccontate. Nessuno sentira` mai parlare delle donne al quarto stadio [cancro diffuso in altre parti del corpo lontane dal seno, ad esempio ossa, cervello, fegato. ndr] morte nel corso dell'anno, tranne forse di qualche personaggio famoso o come statistiche.

Ma le donne comuni con cancro al seno in metastasi non saranno da nessuna parte. Non ci saranno articoli su di loro sui giornali. Non ci saranno programmi televisivi che raccontino al mondo la vita delle eterne pazienti che si alzano ogni mattina per sottoporsi a continui controlli e terapie. Non sentiremo parlare della paura che un semplice mal di schiena possa essere sintomo di una mestasi alle ossa, che fa a pezzi una donna nel senso letterale del termine, o del timore che un mal di testa sia causato da una metastasi al cervello invece che dallo stress. Non ci saranno testimonianze, alle innumerevoli manifestazioni sulla prevenzione, riguardanti chiacchierate con i propri figli che cominciano con un "Ci sarai ancora quando...?"

Ci saranno solo le storie delle "sopravvissute", donne che "l'hanno preso in tempo" e sono "guarite". Ascolteremo le storie di donne famose che hanno combattuto il cancro ai primi stadii e sono SOPRAVVISSUTE. E parlando alle manifestazioni aiuteranno a promuovere consapevolezza, prevenzione e sopravvivenza.

Capisco il bisogno di allegria e di ascoltare storie di sopravvissute. So come e` importante, come e` necessario sentirle soprattutto nel caso in cui c'e` speranza di guarire.

Ma io sono oltre questo concetto di speranza. La mia speranza e` che i controlli vadano bene, che i nuovi farmaci facciano effetto. La mia speranza e` di essere ancora viva quando mia figlia si sposera` e quando nasceranno i miei nipoti. Spero di poter rinviare quanto piu` possibile il momento in cui dovro` dire addio a un marito addolorato per la morte di sua moglie.

Il mio cancro al seno non e` piu` solo rosa. Adesso include il grigio, il colore del niente - della terra di nessuno in cui vivo, non piu` sopravvissuta ma ancora combattente, senza mai arrendermi. E nero, il colore della morte, perche` un giorno sicuramente la mia battaglia finira`.

Il problema col "rosa" e` che, nonostante tutta la consapevolezza che produce, nessuno e` consapevole dell'esistenza del cancro al seno al quarto stadio, il cancro che uccide. E nessuna e` preparata a entrare a far parte di questo club, che e` oltre il rosa, perche`nessuno ne parlera`, per un altro anno ancora".

Seguite il blog di Laura a questo indirizzo http://www.mystage4life.blogspot.co.uk/

mercoledì 5 settembre 2012

Ottobre perche`?

A rischio di farvi sbuffare a piu` non posso, lo ripeto: ottobre e` il mese della 'prevenzione' del cancro al seno. E` il mese del rosa e delle mammografie. 
Ma perche` ottobre? La risposta e` booooh, non lo so. Bisognerebbe girare la domanda a chi ha inaugurato il circo. Non si tratta di Estee Lauder - che ha inventato il pink ribbon - ma di Astra Zeneca.
Astra Zeneca non e` una cartomante ne` un'astrologa. E` una multinazionale farmaceutica. Una volta si chiamava Imperial Chemical Industries ed era inglese. Gli inglesi con l'impero c'hanno la fissa. Negli anni '90 e` diventata Astra Zeneca. La sigla fa capolino nell'angolo in basso a destra della confezione del Nolvadex, il farmaco in pasticche che prendo ogni giorno per il cancro al seno. Quello che mi ha fatto riempire di liquidi quest'estate fino a farmi pesare 60 chili (di solito ne peso 54). Quello che mi sta distruggendo i capillari. Quello che mi da la costante sensazione di nebbia cognitiva e disturbi di memoria. Quello che potrebbe farmi venire una trombosi venosa profonda letale. Quello che potrebbe provocarmi il carcinoma dell'endometrio.
Il principio attivo del Nolvadex e` il tamoxifene. Sintetizzato per la prima volta negli anni '60 come pillola del giorno dopo, il tamoxifene viene utilizzato nella prevenzione delle recidive dei carcinomi mammarii estrogeno-dipendenti. Attenzione, il tamoxifene non cura il cancro. Chi e` al quarto stadio, con le metastasi in organi distanti dal seno (ad esempio, ossa, fegato, cervello) non guarisce prendendo il tamoxifene. Muore e basta. Chi e` al secondo o terzo stadio, invece, con il tamoxifene ha probabilita` maggiori - non la certezza - di non riammalarsi.  Finche`lo prende. 
Il tamoxifene viene prescritto alle pazienti in premenopausa dagli anni '70. Io lo prendo oggi, nel 2012. Chissa` per quanto tempo ancora si continuera` a prescrivere. Dove sono gli enormi passi avanti nelle terapie di cui tanti ricercatori e medici straparlano? Mistero...
Ma torniamo ad Astra Zeneca. Nel 1985, quando ancora si chiamava Imperial Chemical Industries, la casa farmaceutica tira fuori dal cilindro il National Breast Cancer Awareness Month, conosciuto da noi come il mese della 'prevenzione' del tumore al seno. Che non si dica cancro, che e` una brutta parola e fa calare le vendite! Ottobre e` il mese prescelto per l'evento. E il resto della storia lo conosciamo. Negli anni '90 arriva Estee Lauder con il Pink Ribbon. Poi ci si mette anche Susan G. Komen e il circo e` completo. 
Lasciatemi aggiungere un'ultima cosa pero`. E` importante. Astra Zeneca non produce solo il tamoxifene o solo farmaci per gli esseri umani. Astra Zeneca e` uno dei maggiori prouttori al mondo di organoclorurati, sostanze fortemente sospettate di essere cancerogene e di provocare proprio il cancro al seno. Sostanze presenti in insetticidi e pesticidi di uso comune, per esempio.
Ancora oggi Astra Zeneca ha diritto di veto su tutto cio` che e` legato al Breast Cancer Awareness Month. Le cause ambientali della malattia sono quindi avvolte dalla piu` completa oscurita`. Insomma, Astra Zeneca prima ci avvelena. Poi, pero`, ad ottobre, ci manda a fare la mammografia.  Ma che non si facciano altre domande. E la giostra continua a girare....

martedì 4 settembre 2012

Manifesto sul cancro al seno - Scriviamolo insieme - Decima domanda

Dopo giorni di attesa e` arrivato finalmente il suggerimento di una voi, Daniela, per integrare il questionario che ci aiutera` a scrivere insieme il Manifesto sul Cancro al Seno.
Scrive Daniela nei commenti:

"per il manifesto del cancro al seno io aggiungerei un'altra domanda, se possibile: quali sono le cose che vorresti/dovresti assolutamente sapere prima di sottoporti a una mastectomia/quadrantectomia e successivi cicli di chemio? (tipo: congelare gli ovuli...sostanzialmente tutte le cose che una volta iniziate le cure non potrai MAI piu` fare del tuo corpo e della tua vita e che se lo avessi saputi prima avresti fatto)

E` una questione importantissima e ringrazio Daniela per averla segnalata. Mi era completamente sfuggita, un po` per la nebbia da menopausa iatrogena, un po` perche` due, tre, dieci, molti cervelli pensano meglio di uno solo. Per favore, quindi, se avete altri suggerimenti, integrazioni per il questionario, se volete aggiungere QUALSIASI cosa riteniate importante, fatelo. Non esistate! 

Eccovi allora le Dieci Domande sul Cancro al Seno, in attesa che diventino undici e anche di piu`. Rispondete con un commento oppure inviate le risposte via mail a occupythecure@gmail.com


1.     Hai avuto il cancro al seno o conosci qualcuna che l’abbia avuto?

2.     Il rosa e` da molti anni il colore associato con il cancro al seno. Ti riconosci in questo colore?

3.     Una donna ogni otto oggi in Italia si ammala di cancro al seno. Circa un terzo ha meno di 44 anni. Cosa ne pensi?

4.     Ti sembra che i media si occupino abbastanza del cancro al seno? Ti piace il modo in cui se ne occupano?

5.     Cosa pensi degli attuali programmi di screening (mammografia a partire dai 50 anni anni)?

6.     Cosa pensi dei trattamenti piu` comuni (chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia, anticorpi monoclonali)?

7.     Pensi che ai trattamenti cosiddetti tradizionali se ne possano associare anche altri? E se si, quali?

8.     Ti interesserebbe conoscere le cause della malattia?

9.     E` possibile, secondo te, fare in modo che nessuna donna si ammali piu` di cancro al seno?

10. Saresti interessata a ricevere informazioni riguardanti tecniche che possano permetterti in futuro di avere figli (ad esempio, criocorservazione di frammenti del tessuto ovarico) prima di cominciare trattamenti come la chemioterapia che possono mettere a rischio la tua fertilita`?







lunedì 3 settembre 2012

Vanity Fair discolpati




Ottobre si avvicina. Ottobre, quello che dovrebbe essere il mese della "prevenzione" (ma quale?) sul cancro al seno e diventa invece sistematicamente ogni anno la fiera del rosa.
Estee Lauder, che la fiera del rosa l'ha ideata per prima, si sta gia` dando da fare a suonare la gran cassa della pubblicita`. Ovviamente non si tratta di pubblicita` in senso tradizionale. Per le modelle superfighe, coi seni turgidi e il braccialetto rosa sul braccio, c'e` tempo. Bisogna prima insinuarsi nella mente delle consumatrici ignare in maniera piu` soft. Niente di meglio allora che qualche bell'articolo celebrativo sulla grande filantropa ed eroina della causa del cancro al seno che - cosi` fanno credere - e` stata Evelyn Lauder.
La nota rivista "femminile" Vanity Fair, ha pubblicato nel suo ultimo numero, un articolo celebrativo sulla Lauder, con tanto di foto e agiografia. Di articoli del genere ne sono stati scritti e pubblicati tantissimi, ma questo di Vanity Fair intende celebrare il ventennale della "creazione" del nastro rosa - il pink ribbon - da parte di Evelyn Lauder. Niente di piu` falso!
"La storia di Evelyn Lauder" - comincia cosi` l'articolo di Irene Soave- "e` dedicata a chi pensa che il rosa sia un colore frivolo. [...] A chi crede che per una donna con il cancro al seno vestiti e make up siano solo ricordi. [...] La sua creatura, il nastro rosa simbolo della lotta contro il cancro al seno - una campagna nata nel 1992 e che da allora ha distribuito 115 milioni di pink ribbons in tutto il mondo - compira` vent'anni ad ottobre.".
La "sua creatura"? Siamo alle solite. Siamo alla solita, vecchia menzogna di Evelyn Lauder, paladina delle donne col cancro al seno, che inventa il nastro rosa. Menzognera perche`, come risaputo negli Stati Uniti, e ribadito piu` di recente su questo blog e dalla giornalista Susanna Curci sul settimanale Gli Altri in un articolo significativamente intitolato "Se il cancro al seno diventa un business. Si scrive Estee Lauder, si legge pinkwashing", Evelyn Lauder il nastro rosa lo ha rubato a una donna, Charlotte Haley, che, in quanto madre, figlia e sorella di donne col cancro al seno, aveva cominciato a fabbricare piccoli nastrini color pesca che poi distribuiva GRATIS. Evelyn Lauder e Alexandra Penney, allora direttrice della rivista statunistense Self, cercarono di convincere con le buone la Haley a cedere loro i diritti sul nastrino da lei inventato e confezionato. Di fronte al rifiuto di quest'ultima, la quale aveva espressamente dichiarato di non voler avere niente a che fare con Estee Lauder e Self , in quanto "troppo commerciali", passarono alle cattive. Dietro consiglio di un legale, decisero infatti di cambiare il colore del nastro, che da color pesca divento` rosa. E il business ebbe inizio. Estee Lauder, anche questo e` noto, devolve solo il 20% dei ricavati delle vendite alla ricerca sul cancro al seno, peraltro senza specificare dove e a chi esattamente vadano a finire i soldi. Non c'e` proprio niente di filantropico. Estee Lauder usa il cancro al seno e il dramma delle donne colpite dalla malattia per fare profitti.
Ma non finisce qui. Il pink ribbon e` stato un grande successo di marketing. Altre aziende produttrici di cosmetici (peraltro spesso contenti sostanze fortemente sospettate di essere cancerogene) e mercanzia varia hanno imitato Estee Lauder. Per farsi pubblicita` non hanno esitato ad offrire una rappresentazione del cancro al seno come qualcosa di "femminile", glamour, alla moda. L'hanno "normalizzato". E` importante ribadire che il cancro al seno e` una malattia mortale. Molte sono le donne che muoiono anche a distanza di molti anni. Sempre di piu` si ammalano e sono sempre piu` giovani. In Italia, siamo a una donna ogni otto e il 30% ha meno di 44 anni. L'esistenza di chi ha sviluppato la malattia e` contrassegnata di paura, trattamenti invasivi e debilitanti e un dolore sordo che periodicamente ritorna.
Farsi pubblicita` col cancro al seno fa schifo. E non e` nemmeno bello fare da vassalli a chi orchestra operazioni di questo tipo. Da Vanity Fair mi aspetto quanto meno una rettifica.